“Vi sono due tipi di aziende: quelle che cambiano e quelle che scompaiono.” (Philip Kotler)

Change management

"Omnia mutantur", ”tutto cambia”, diceva nel 43 A.C. Publio Ovidio Nasone

E infatti il cambiamento è presente ogni giorno nella nostra vita personale ed aziendale.

É vero, cambiare è difficile e fare un primo passo significa uscire dalla nostra zona di comfort.

Le organizzazioni contemporanee si trovano a gestire il cambiamento ad una velocità inimmaginabile nelle aziende del passato; questo impone a realtà piccole e grandi, pubbliche e private un approccio nuovo che cavalchi il cambiamento.

La resistenza al cambiamento rischia di soffocare le Organizzazioni, perché frena i processi di crescita e innovazione, per cui è vitale vincere le resistenze delle Risorse Umane, a tutti i livelli, per accompagnare l’azienda verso nuovi obiettivi.

Infatti ogni persona in Azienda è utile al cambiamento a prescindere dal ruolo o dalla gerarchia aziendale.

Definizione di Change management : «L’insieme dei processi, strumenti e tecniche per gestire il lato umano dei processi di cambiamento, per raggiungere i risultati richiesti, e realizzare effettivamente il cambiamento all’interno delle attitudini individuali, dei team interni e del sistema allargato» (The Change Management Toolbook © – Holger Nauheimer).

La mappa non è il territorio

Il mio approccio nel Change Management è di tipo costruttivista sistemico, utilizzo, fra gli altri, gli strumenti della Programmazione Neuro Linguistica, di cui uno dei postulati portanti è che “la mappa non è il territorio”. Questo concetto è utilizzato dalle neuroscienze per spiegare che l'individuo non ha accesso diretto alla struttura della realtà, ma ha soltanto accesso a un insieme di costrutti (stratificatisi nel tempo) che la rappresentano; in altre parole ognuno di noi vive in una propria rappresentazione della realtà.

Utilizzando quindi l’approccio costruttivista sistemico incontro le persone a tutti i livelli dell’Organizzazione, presentando le informazioni riguardanti il cambiamento e le sue conseguenze in modo tale che le persone con mappe mentali diverse possano comprenderle e interrompano la resistenza.

I metodi

I metodi che utilizzo basati sulla relazione mappa/territorio aiutano le persone a diventare più consapevoli dei propri pensieri e ragionamenti, a consentire che i propri pensieri e ragionamenti divengano visibili agli altri lavorando sui conflitti costruttivi e, infine, ad imparare ad esplorare meglio i pensieri e ragionamenti altrui mettendosi in una posizione non giudicante.

In questo modo vengono accolti, affrontati e destrutturati i conflitti esistenti in azienda, si lavora alla costruzione condivisa di una visione e di una strategia che vengono costruite, spiegate e accettate come le migliori possibili per quella organizzazione in quella situazione e in quel momento. Dovendo intervenire sulla struttura stessa del sistema-azienda, entro nel sistema stesso con modalità non pre-determinate, per attivare nelle persone delle nuove energie che genereranno il cambiamento organizzativo.

Il cambiamento delle organizzazioni non è infatti rigidamente pre-determinabile: il pensiero sistemico insegna che non esiste una causalità lineare dei processi e dei sistemi di relazioni. Non c’é linearità né uni direzionalità, ma causalità circolare.

Il Change Management può generare nuovi vantaggi competitivi. Infatti, come ricorda la Sociologa Rosabeth Moss Kanter, è ora di fare buona azienda: “concepire l’azienda come un’istituzione sociale significa proteggersi dall’incertezza del cambiamento fornendo alle imprese un’identità coerente, generando prospettive a lungo termine”. Verso i collaboratori la trasmissione dei valori istituzionali “può evocare emozioni positive, stimolare la motivazione e promuovere l’autoregolamentazione”. Perciò occorre “trattare i dipendenti come professionisti in grado di autodeterminarsi, che coordinano e integrano le attività attraverso l’autorganizzazione e la generazione di nuove idee”.